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Malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Italia

Malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Italia

Le malattie cardiovascolari (malattie ischemiche del cuore, come l’infarto acuto del miocardio e l’angina pectoris, e le malattie cerebrovascolari, come l’ictus ischemico ed emorragico) sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità in Italia.

Sono in gran parte prevenibili, in quanto riconoscono, accanto a fattori di rischio non modificabili (età, sesso e familiarità), anche fattori modificabili, legati a comportamenti e stili di vita (fumo, consumo di alcol, scorretta alimentazione, sedentarietà) spesso a loro volta causa di diabete, obesità, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa.

Malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Italia
Malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Italia

Ancora oggi è opinione diffusa che le malattie cardiovascolari riguardino soprattutto gli uomini e la grande maggioranza delle donne ha una percezione molto bassa dei pericoli causati da queste patologie.

Le malattie cardiovascolari si presentano nelle donne con un ritardo di almeno 10 anni rispetto agli uomini. Fino alla menopausa le donne sono aiutate dalla protezione ormonale; in seguito, le donne vengono colpite addirittura più degli uomini da eventi cardiovascolari, che spesso sono più gravi, anche se si manifestano con un quadro clinico meno evidente: molte volte, infatti, il dolore manca, è localizzato in altra sede o è confuso con quello derivato da altre patologie. Per questo, generalmente, le donne si recano in ospedale più tardi rispetto agli uomini.

Malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Italia

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 35,8% di tutti i decessi (32,5% nei maschi e 38,8% nelle femmine). In particolare, secondo i dati Istat 2017, la cardiopatia ischemica è responsabile del 10,4% di tutte le morti (11,3% nei maschi e 9,6% nelle femmine), mentre gli accidenti cerebrovascolari del 9,2% (7,6% nei maschi e 10,7% nelle femmine).

Cosa fare

Le donne hanno un’aspettativa di vita maggiore, pertanto è bene che inizino a occuparsi della propria salute fin dall’infanzia. È importante, quindi, adottare stili di vita sani, come una corretta alimentazione e una regolare attività fisica.
Un limitato consumo di sale (meno di 5 gr al giorno) associato a una dieta ricca di frutta e verdura, legumi, di alimenti a basso contenuto di grassi animali, come pesce, pollame, con scarsa quantità di carni rosse, formaggi e insaccati, dolci e bevande zuccherine, contribuisce a ridurre la pressione arteriosa a mantenere livelli di colesterolemia ottimali.
Praticare una regolare attività fisica (fare sport, ma soprattutto camminare a passo svelto per almeno 30 minuti al giorno, salire le scale, ballare, preferire i mezzi pubblici e qualsiasi attività che richieda movimento), non fumare ed evitare o limitare il consumo di alcol contribuiscono a ridurre il rischio.

Per approfondire:

* donne fino a 69 anni.

Data ultimo aggiornamento, 22 aprile 2020

Fonte http://www.salute.gov.it/

Intolleranze alimentari, Test 108 alimenti: l’elenco completo

Intolleranze alimentari, Test 108 alimenti: l’elenco completo

Il Test 108 Alimenti è il Test che aiuta a scoprire eventuali intolleranze alimentari.

In particolare, analizza una gamma completa di alimenti, da quelli più comuni come funghi, fragola, uova a quelli più particolari come sesamo, barbabietola, pistacchio, che possono essere responsabili di un’intolleranza alimentare.

Intolleranze alimentari, Test 108 alimenti: l'elenco completo
Intolleranze alimentari, Test 108 alimenti: l’elenco completo

Il Test misura gli anticorpi IgG totali prodotti dal sistema immunitario contro uno o più alimenti specifici tra i 108 testati.

Elenco completo degli alimenti testati

Intolleranza al glutine e ai cereali: Orzo, Gliadina/glutine, Avena, Segale, Farro, Grano, Grano saraceno, Semi di lino, Mais, Miglio, Riso.

Intolleranza a carni bianche e rosse: Manzo, Pollo, Agnello, Maiale, Tacchino.

Intolleranza a ortaggi, tuberi, funghi e legumi: Patata, Pomodoro, Rapa, Zucchine, Carciofo, Asparago, Carota, Sedano, Spinaci, Mix funghi 1, Mix funghi 2, Lattuga, Songino, Fagiolino, Pisello, Melanzana, Barbabietola, Peperone dolce, Broccoli, Semi di soia, Cetriolo, Rafano, Porro, Oliva, Cipolla, Lenticchia, Fagiolo bianco.

Intolleranza a pesce e crostacei: Gamberetto di fiume, Salmone, Tonno, Vongola, Acciuga, Pesce spada, Trota, Sogliola, Merluzzo, Gamberetto.

Intolleranza alla frutta: Limone, Nettarina, Uva (bianca/nera), Mela, Albicocca, Banana, Ciliegia, Cocco, Kiwi, Arancia, Ananas, Fragola, Anguria, Pera, Prugna, Pompelmo, Pesca, Dattero.

Intolleranza alla frutta secca: Nocciola, Arachide, Pistacchio, Sesamo, Semi di girasole, Noce, Mandorla, Anacardo.

Intolleranza alle spezie: Pepe (nero/bianco), Cannella, Timo, Cavolo rosso, Noce moscata, Origano, Prezzemolo, Menta piperita, Seme di papavero, Rosmarino, Vaniglia, Fava di cacao, Aglio, Semi di senape, Peperoncino, Basilico.

Intolleranza al lattosio: Latte di capra, Latte di pecora, Latte di mucca, Yogurt, Formaggio di pecora, Formaggio di capra.

Intolleranza all’uovo: Tuorlo d’uovo, Albume.

Intolleranza al lievito: Lievito di birra, Lievito madre.

Intolleranza al miele: Miele.

Intolleranza a caffeina e teina: Caffè, Tè nero.

In quali casi è consigliato il Test?

Il Test 108 Alimenti è utile in presenza di sintomi riconducibili alle intolleranze alimentari. Tra i principali, dolori addominali, diarrea, vomito, sangue nelle feci, ma anche dermatiti, difficoltà respiratorie, asma, insonnia e emicrania.

Come si esegue il Test Intolleranze Alimentari?

Il Test si esegue con un prelievo di sangue.

Dove fare il Test Intolleranze Alimentari?

Il Test Intolleranze Alimentari può essere effettuato in tutti i Centri Lifebrain. Cerca il Centro Lifebrain più vicino a te!

Cosa sono le intolleranze alimentari?

Le intolleranze alimentari sono reazioni anomale dell’organismo scatenate da un alimento o un suo componente che il corpo non riesce a digerire correttamente e che può causare disturbi ricorrenti e variabili a livello gastrointestinale, dermatologico e respiratorio.

Rischio cardiovascolare, le statine funzionano anche per gli over 75

Rischio cardiovascolare, le statine funzionano anche per gli over 75

Uno studio australiano afferma che le statine riducono il rischio cardiovascolare anche per le persone di età superiore ai 75 anni

Le statine sono tra i farmaci più efficaci per ridurre la colesterolemia totale e LDL. La presenza di colesterolo nel sangue è pesantemente influenzata dalla sua sintesi endogena (80%).

I comuni integratori che vengono utilizzati per abbassare i livelli plasmatici di colesterolo (steroli vegetali, chitosano, glucomannano, ecc.), si basano sul principio della semplice riduzione del suo assorbimento. Le statine invece, agiscono all’origine del problema, limitando la sintesi del colesterolo endogeno.

Rischio cardiovascolare, le statine funzionano anche per gli over 75
Rischio cardiovascolare, le statine funzionano anche per gli over 75

Lo studio coordinato dall’università di Sidney ed i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet afferma che le statine, farmaci anticolesterolo, riducono il rischio cardiovascolare anche per le persone con età superiore ai 75 anni, che quindi dovrebbero continuare ad assumerle.

Lo studio australiano ha visto l’esame dei risultati ottenuti da 28 test clinici randomizzati, che hanno coinvolto circa 187mila pazienti. Fra questi, 15 mila con più di 75 anni.

Gli autori sostengono che per ogni riduzione di una unità del colesterolo ‘cattivo’ grazie alle statine, il rischio di eventi gravi vascolari diminuisce di circa un quinto per tutte le età. Per quanto riguarda le coronarie, il rischio diminuisce del 25%. Nello specifico, l’effetto ottenuto è ancora più evidente rispetto alla fascia di età dai 75 anni in su, 30% contro il 20%, per i pazienti di età compresa fra i 55 e 75 anni.

La riduzione rimane invece uguale per tutte le età, nel caso di ictus e di interventi di introduzione di stent o di bypass coronarici. “Le statine sono un farmaco utile e acessibile per ridurre i rischi di attacchi cardiaci e ictus nei pazienti più anziani – scrivono gli autori -. Nonostante preoccupazioni precedenti non abbiamo trovato effetti avversi sul rischio di cancro o sulla mortalità generale in nessuna fascia d’età”.

In Italia 35mila cause aperte ogni anno contro i medici

In Italia 35mila cause aperte ogni anno contro i medici

Le cause aperte in Italia contro i medici sono ben 300mila: ogni anno se ne aggiungono 35mila ma nel 95% dei casi si concludono con il proscioglimento

Ogni anno sono 35mila le cause aperte nei confronti di medici e strutture sanitarie private e pubbliche, per un totale di azioni legali aperte pari a 300mila.

Secondo i dati del Tribunale del malato relativi al 2015 e quelli della Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari inerenti il 2013, il 95% dei procedimenti per lesioni personali colpose si conclude con un proscioglimento.

In Italia 35mila cause aperte ogni anno contro i medici
In Italia 35mila cause aperte ogni anno contro i medici

I dati sono stati diffusi da Consulcesi, network legale in ambito sanitario, al ministero della Salute. Consulcesi, visto il numero di cause e la percentuale dei proscioglimenti, ha proposto l’istituzione dell’Arbitrato della Salute.

“Il rapporto medico-paziente è in crisi” – ha affermato il Presidente di Consulcesi Massimo Tortorella durante una conferenza stampa tenutasi al ministero della Salute. “Lo dimostra l’escalation di aggressioni e denunce contro i camici bianchi. Nasce per questo la proposta di istituire un luogo di confronto, e non di contrapposizione, per la risoluzione delle controversie” – ha aggiunto Tortorella.

A discutere di Arbitrato della Salute si sono ritrovati i rappresentanti delle istituzioni sanitarie, tra cui il Presidente della Fnomceo Filippo Anelli, quello della Commissione Sanità del Senato Pierpaolo Sileri, il Vicesegretario generale di CittadinanzAttiva Francesca Moccia e la vicepresidente della Fnopi Ausilia Pulimeno.

Obiettivo è la riduzione di tempi e costi delle controversie, cercando di trovare soluzioni condivise e praticabili in condivisione di tutte le parti interessate.

Interessante il dato relativo alla diffusione delle denunce nell’intero Paese. Emerge che al Sud Italia e nelle isole è maggiore rispetto al nord del Paese, 44,5% contro il 32,2% mentre nel centro Italia ci si ferma al 23,2%. Fra le aree più soggette al rischio contenzioso, v’è quella chirurgica con il 45,1% dei casi, materno-infantile (13,8%) e medica (12,1%).

Per quanto riguarda i costi necessari ad intraprendere le azioni legali, partendo da una richiesta risarcitoria media di 100mila euro, per una causa civile servono 50.128 euro, se si tratta di penale, invece, sono necessari 36.901 euro. Sia che si tratti di cause civili, sia di processi penali, le cifre sono da intendersi per ciascuna delle parti coinvolte nel procedimento.

Numeri importanti su cui la Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari sostiene che il 78,2% dei medici ritiene di correre un maggiore rischio di procedimenti giudiziari rispetto al passato. Il 68,9% pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne; il 65,4% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica quotidiana a causa della possibilità di subire un processo.

Mangiare più frutta e verdura fa sentire maggiormente felici

Mangiare più frutta e verdura fa sentire maggiormente felici

Uno studio britannico dimostra che il benessere psico-fisico di un individuo può migliorare consumando più frutta e verdura

Il benessere individuale è l’auspicio di ogni persona, raggiungerlo fa stare bene non solo fisicamente ma anche mentalmente. Uno studio britannico afferma che il consumo di frutta verdura rende più felici ed aggiunge che più se ne mangia e maggiore è il grado di felicità raggiunto. Lo studio, condotto presso le University of Leeds e University of York in Gran Bretagna, è stato pubblicato sulla rivista Social Science and Medicine ed ha visto il coinvolgimento di oltre 45 mila persone.

Mangiare più frutta e verdura ci fa sentire maggiormente felici
Mangiare più frutta e verdura ci fa sentire maggiormente felici

In particolare, gli studiosi hanno analizzato diversi fattori inerenti la vita di un individuo, fra cui dieta, stile di vita, comportamento e stato di salute.

Dallo studio è emerso che il grado di benessere individuale cresce in maniera direttamente proporzionale alla quantità ed alla frequenza del consumo di frutta e verdura.

Si è potuto accertare che la soddisfazione della propria vita vede un enorme miglioramento quando da 5 porzioni consigliate si passa a 10 al giorno, ovvero si raddoppiano.

Per far comprendere il grado di soddisfazione, gli esperti paragonano il miglioramento del benessere individuale ottenuto a quello del passaggio da uno stato di disoccupato a impiegato.

“I nostri risultati forniscono un’ulteriore evidenza che persuadere le persone a consumare più frutta e verdure non solo fa bene alla loro salute fisica nel lungo termine, ma anche al loro benessere mentale nel breve termine”, scrivono gli autori del lavoro.

Anno nuovo, buoni propositi vecchi? I consigli dell’Oms per una dieta efficace

Anno nuovo, buoni propositi vecchi? I consigli dell’Oms per una dieta efficace

Anno nuovo coincide spesso con nuovi buoni propositi che spesso però sono gli stessi di quelli dell’anno precedente e fra questi immancabile è quello di vivere una vita più sana conseguendo una perdita di peso

Dal sale all’alcol, non sarebbero poi così tante le accortezze da seguire per una dieta più sana, lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono, in particolare, cinque le mosse per una dieta sana, da proporsi per il nuovo anno come buon proposito. Ridurre il consumo di sale, di alcuni oli e grassi e limitare il consumo di zucchero ed evitare l’alcol. Ultimo punto, mangiare cibo vario ovvero osservare una dieta bilanciata. Con queste accortezze, secondo l’Oms, potrebbero avere importanti risultati nella lotta a problemi di salute quali obesità, diabete, malattie cardiache.

Anno nuovo, buoni propositi vecchi? I consigli dell’Oms per una dieta efficace
Anno nuovo, buoni propositi vecchi? I consigli dell’Oms per una dieta efficace

E’ importante quindi nutrirsi in maniera bilanciata ovvero mangiare alimenti diversi, come grano, mais, riso, patate, legumi, frutta e verdura fresca e cibo di origine animale (come carne, pesce, uova e latte). In particolare l’Oms, segnala come migliori alimenti i cereali integrali mentre per gli spuntini veloci, si consigliano frutta fresca, verdure crude, arachidi e noci non salate.

L’Oms raccomanda di usare il sale con moderazione, anche perché i dati parlano di un consumo di sale pari al doppio della dose giornaliera raccomandata, che è un cucchiaio di te al giorno. Inoltre le raccomandazioni si estendono anche alla riduzione del consumo di salse e condimenti salati, snack salati. Se si desidera mangiare frutta secca, meglio la variante senza sale e zuccheri aggiunti.

Altro obiettivo da raggiungere per arrivare a una dieta sana è la diminuzione dei grassi, soprattutto quelli trans. L’Oms suggerisce in questo caso di sostituire burro e strutto con olio di semi di soia, canola, mais, cartamo e girasole, mangiare carne bianca e pesce, preferire la cottura al vapore invece delle fritture. Per quanto concerne la riduzione degli zuccheri, spesso nascosti nei cibi e nelle bevande, si raccomanda il consumo limitato di bibite gasate e zuccherate, come succhi di frutta, liquidi o in polvere. Limitazione estesa anche agli energy e sport drink. Zuccheri da evitare per i bambini.

Altro discorso è quello relativo al consumo di alcol, che ovviamente non può far parte di una dieta sana. “Non c’è un livello sicuro per il suo consumo. Per molti, anche basse quantità possono rappresentare un grave rischio per la salute” – afferma l’Oms. Come risaputo, l’alcol va evitato certamente in particolari situazioni, ovvero devono evitarlo le donne incinta, in allattamento. Altri casi che devono evitare l’alcol sono quelle persone che utilizzano macchinari, che hanno problemi di salute o che prendono farmaci che possono interagire con l’alcol.

Colesterolo: dopo infarto o ictus, troppi pazienti lo dimenticano

Colesterolo: dopo infarto o ictus, troppi pazienti lo dimenticano

Il colesterolo è un pericolo spesso troppo dimenticato dopo infarto o ictus, i pazienti che lo tengono sotto controllo sono pochissimi ed il rischio per la salute rimane elevato

Sottovalutare il colesterolo, soprattutto dopo essere stati colti da un infarto o aver avuto problemi cardiovascolari, è un’usanza sbagliata e molto molto diffusa che potrebbe compromettere seriamente la propria salute.

Come afferma Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria, Direttore EEHTA, Università degli Studi, Roma Tor Vergata: “Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 35% delle morti totali. Malattie ischemiche del cuore, cerebrovascolari, ipertensive, altre malattie cardiovascolari occupano le prime 5 posizioni”.

colesterolo
colesterolo

Non solo rischi per la perdita di vite umane ma anche un peso per l’ammontare dei costi sanitari, che nel caso di queste patologie ammontano a circa 21 miliardi di euro l’anno. Basterebbe semplicemente rendere più efficace la prevenzione. Ma come? Prendendo da subito in carico i pazienti interessati da eventi cardiovascolari e attuando interventi specifici basati su una prevenzione di tipo secondario.

Si è notato infatti grazie ad una serie di studi come la riduzione del colesterolo possa determinare un calo di eventi cardiovascolari del 10% al primo anno, del 16% al secondo anno arrivando addirittura al 20% nel terzo anno. “Si stima che in prevenzione secondaria poco meno del 50% dei pazienti raggiungono il target dei livelli di colesterolo C-LDL” – afferma Marcello Arca, Direttore UOS Centro Arteriosclerosi, Centro di riferimento regionale per le malattie rare del metabolismo lipidico, Policlinico Umberto I e Segretario Nazionale SISA -“Possiamo affermare che una terapia inadeguata si riflette negativamente sul controllo dell’ipercolesterolemia con un rischio aumentato di eventi cardiovascolari successivi”.

Fondamentale tenere sotto osservazione i pazienti nell’immediatezza del post dimissioni dalla struttura sanitaria in questione. Se la cura non dovesse essere quella giusta c’è il tempo e il modo di intervenire prontamente e correggerla con una terapia alternativa.

Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università “Federico II” di Napoli sottolinea che: “Qui giocano un ruolo determinante le nuove classi di farmaci come gli inibitori di PCSK9. Si tratta di farmaci innovativi dal punto di vista della farmacologia cardiovascolare che hanno dimostrato di ridurre i livelli di colesterolo (anche oltre il 50%), a fronte di un buon profilo di tollerabilità e sicurezza”.

Con la mammografia in 3D, scoperto il 34% di tumori in più

Con la mammografia in 3D, scoperto il 34% di tumori in più

Uno studio svedese effettuato su 15.000 donne ha rivelato che la mammografia in 3D ha consentito di scoprire il 34% dei tumori al seno in più rispetto all’esame tradizionale

La mammografia in 3D è uno strumento che ha consentito in Svezia, di rivelare il 34% dei tumori al seno in più rispetto al tradizionale esame.

Effettuato su un campione di 15.000 donne, lo studio della Lund University e dello Skåne University Hospital di Malmo in Svezia, è stato pubblicato sull’autorevole rivista Lancet Oncology ed ha avuto una durata di cinque anni.

Con la mammografia in 3D, scoperto il 34% di tumori in più
Con la mammografia in 3D, scoperto il 34% di tumori in più

Una numero ragguardevole per poter tirare delle conclusioni importanti in merito alla mammografia in 3D che si differenzia molto dall’esame tradizionale, in cui il tessuto mammario viene catturato in un’unica immagine.

La mammografia in 3D, detta anche tomosintesi, invece cattura diverse immagini a raggi X. Sono estrapolate da diverse angolazioni e vengono ricostruite attraverso un software capace di evidenziare sottili strati del seno. In questo modo le informazioni sono superiori e di gran lunga migliori.

Lo studio svedese, condotto fra il 2010 ed il 2015, conferma inoltre i risultati di un’indagine italiana pubblicata su Radiology.

“Utilizzando l’esame in 3D, il 34% in più di tumori del cancro è stato rilevato rispetto allo screening mammografico standard corrente. Allo stesso tempo, siamo stati in grado di ridurre la compressione del seno durante l’esame, cosa che potrebbe incoraggiare un maggior numero di donne a partecipare allo screening”, ha spiegato Sophia Zackrisson, professore associato presso Lund University.

La mammografia in 3D utilizzata durante lo studio ha permesso di trovare quei tumori aventi caratteristiche più invasive. “La mammografia in 3D è il metodo più appropriato per lo screening del cancro al seno. Quando verrà reso disponibile per tutte le donne è solo una questione di tempi”, afferma Zackrisson. In Italia questo tipo di esame viene effettuato in diversi centri mentre nel Stati Uniti è già utilizzato come screening generalizzato.

In Italia 6 milioni di obesi, il 10 ottobre l’Obesity Day

In Italia 6 milioni di obesi, il 10 ottobre l’Obesity Day

L’obesità colpisce in Italia 6 milioni di persone, ecco il manifesto d’azione dalle Società scientifiche in vista della giornata dell’Obesity Day

6 milioni di italiani obesi e 22 milioni in sovrappeso, per questo le società scientifiche lanciano un messaggio di stop allo stigma sociale del peso e dell’obesità.

Una campagna di sensibilizzazione promossa dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) che si pone l’obiettivo di raggiungere interventi urgenti sul tema, contro “la disapprovazione sociale e le discriminazioni a danno di persone con obesità”.

Obesity Day
Obesity Day

Gli esperti rilevano che “le convenzioni sociali e le rappresentazioni mediatiche dell’obesità rafforzano stereotipi della patologia che alimentano lo stigma. È fondamentale che i media, le istituzioni, l’opinione pubblica adeguino il linguaggio e le immagini utilizzati sull’obesità e che ritraggano essa in modo corretto, trattandola per quello che è, cioè una malattia e non un problema estetico”.

In particolare, il presidente della Fondazione Adi Giuseppe Fatati, sottolinea che “l’obesità è una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali. Da qui la volontà di unirsi in maniera al monito lanciato dalla campagna mondiale del World Obesity Day che dice stop allo stigma del peso, alla colpevolizzazione, al bullismo e alle discriminazioni sociali”.

Si tratta di un’emergenza dunque, alla quale si deve reagire con decisione. Per questo sono scese in campo 10 tra società scientifiche e associazioni di pazienti, le quali sottoscrivendo il Manifesto dell’Italian Obesity Network, intendono tracciare una ‘road map’ di intervento.

A tal proposito, il Manifesto individua 4 azioni urgenti intraprendere per contrastare lo stigma: 1) abbandonare l’uso di immagini negative e linguaggi inappropriati; 2) combattere le discriminazioni sui luoghi di lavoro e il bullismo nelle scuole; 3) attuare politiche governative a favore di un migliore accesso a cibo nutriente riducendo la commercializzazione di opzioni meno sane; 4) instaurare una relazione positiva tra medico e paziente.

A proposito del 10 ottobre, 120 centri di dietetica Adi in tutta Italia e oltre 500 specialisti, si stima che forniranno 15mila consulenze gratuite. Sarà una giornata di vera lotta all’obesità, previsti anche 20 eventi pubblici nelle scuole e nelle piazze delle maggiori città italiane.

Per comprendere il fenomeno dell’obesità è necessario però capire l’importanza delle cifre. Gli esperti infatti, oltre ad evidenziare i numeri relativi agli obesi ed alle persone in sovrappeso in Italia, sottolineano i risultati di alcuni studi, come ad esempio gli anni di vita persi a causa dell’obesità, che ammontano a 94 milioni e i decessi correlati che sono 57mila.

Promuovere una lotta contro l’obesità significa sensibilizzare le persone verso l’opportunità di fare una dieta, ecco quindi il decalogo che è parte integrante della campagna di sensibilizzazione per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso promossa dall’Adi.

Dieci punti fondamentali che corrispondono a 10 modi ed abitudini diverse relative al cibo ed allo stile di vita da condurre. E’ necessario quindi muoversi e seguire un’alimentazione corretta.

Ecco cosa fare.

  1. Fare movimento: basta anche camminare a passo spedito per 3 volte a settimana per almeno 45 minuti di seguito.
  2. Attenzione ai condimenti: usare il cucchiaio come unità di misura dell’olio o intingoli grassi. Non più di 1 per pasto.
  3. Distribuire il cibo nella giornata: fare 4-5 piccoli pasti e una buona prima colazione.
  4. Masticare con calma: per digerire meglio e, soprattutto, restare sazi più a lungo.
  5. Non eliminare i ‘cibi ingrassanti’: sì a pasta, pane e patate ma in porzioni ridotte e conditi semplicemente.
  6. Verdura a volontà ma attenzione alla frutta: si dovrebbero assumere non più di 3-4 frutti al giorno.
  7. L’alcol: limitarlo poiché riduce l’eliminazione dei grassi che l’organismo mette in riserva.
  8. Il pesce: consumarlo almeno due volte alla settimana.
  9. Proporsi obiettivi raggiungibili: è utile per la salute un dimagrimento lento, di circa 500 grammi a settimana, ma prolungato.
  10. Mantenere il dimagrimento: evitare le oscillazioni di peso. Una perdita di peso del 10% rispetto al peso iniziale garantisce un sicuro vantaggio per la salute se viene mantenuto.
Australia primo paese al mondo a debellare il tumore alla cervice

Australia primo paese al mondo a debellare il tumore alla cervice

I programmi di screening e la vaccinazione per l’Hpv hanno contribuito in Australia a debellare il tumore alla cervice

L’Australia è il primo paese al mondo a cancellare il tumore alla cervice. Un risultato per la verità non ancora conseguito definitivamente ma che si raggiungerà nel 2028.

A riferirlo uno studio pubblicato su Lancet Public Health, secondo il quale, grazie a programmi di screening e alla vaccinazione per l’Hpv, l’Australia potrà dire addio a questa forma di tumore.

tumore alla cervice
tumore alla cervice

Questi risultati, ovviamente, è possibile raggiungerli solo se si sono eseguite determinate attività.

Difatti in Australia, i suddetti programmi di prevenzione sono stati attivati già dal 1991 ed il paese risulta essere fra i primi ad adottare la vaccinazione per l’Hpv e ad estenderla a entrambi i sessi, raggiungendo un tasso di copertura del 79% per le ragazze ed il 73% per i ragazzi.

I risultati sono stati conseguiti dopo che i ricercatori dell’Australian Cancer Council hanno elaborato un modello matematico per prevedere, sulla base degli effetti di questi due fattori, l’andamento del numero dei casi.

Le proiezioni dello studio, dicono che nel 2022, il paese farà registrare sei casi ogni 100mila abitanti. Si tratta quindi di un numero basso, tanto da poterlo considerare come ‘tumore raro’. Un dato che scenderà ulteriormente nel 2028, quando il rapporto sarà di 4 casi ogni 100mila abitanti. Nel 2035 si prevede infine, meno di una morte su 100mila nel 2035

Obiettivo raggiungibile, secondo gli esperti, se si manterranno l’alta copertura vaccinale e l’adesione agli screening, così da poter considerare il cancro cervicale eliminato come problema di salute pubblica entro i prossimi 20 anni.

Nel nostro paese, fa sapere l’Airc attraverso il proprio sito, ogni anno si manifestano circa 2.300 nuovi casi prevalentemente in forma iniziale, mentre una donna su 10.000 riceve una diagnosi di tumore della cervice in forma avanzata. Le donne che perdono la vita ogni anno a causa del tumore alla cervice sono 430.