Mese: marzo 2018

Antibiotico-resistenza, situazione allarmante in Italia

Antibiotico-resistenza, situazione allarmante in Italia

Antibiotico-resistenza, in Europa si contano 4 milioni di infezioni da germi e 37 mila morti, con l’Italia che precede solo la Grecia in questa triste classifica

L’Oms prevede che nel 2050 i decessi per antibiotico-resistenza saranno 10 milioni l’anno. E in Italia sale la preoccupazione nella comunità scientifica, tanto che è stato prodotto un primo Decalogo per il corretto uso degli antibiotici, presentato la scorsa settimana al Ministero della Salute, un documento redatto dal Gisa, Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica.

Antibiotico-resistenza, in Europa si contano 4 milioni di infezioni da germi e 37 mila morti, con l'Italia che precede solo la Grecia in questa triste classifica
Antibiotico-resistenza, in Europa si contano 4 milioni di infezioni da germi e 37 mila morti, con l’Italia che precede solo la Grecia in questa triste classifica

Preoccupa molto, in particolare, la situazione negli ospedali italiani dove si registrano ogni anno 300mila casi di infezioni da germi antibiotico-resistenti che portano a un numero di decesso di pazienti, fra i 4500 e 7mila.

Ma le stime dell’Oms vanno oltre: nel 2050, le morti provocate da germi multi-resistenti potrebbero arrivare a 10 milioni.

Un numero enorme che supera quello dei decessi per tumore e che quindi induce ai soggetti responsabili una riflessione importante onde intervenire per tempo.

Altro grave problema è la mancanza di nuovi antibiotici dovuta alla poca ricerca ed inoltre la situazione sta diventando molto pesante negli ospedali e specie nelle terapie intensive. “Basterebbe lavarsi le mani passando da un paziente all’altro” – ha dichiarato Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Iss.

“La realtà epidemiologica impone di ridurre l’uso inappropriato di antibiotici, sia nelle persone che negli animali, il miglioramento della diagnostica microbiologica e le prescrizioni inutili o fai da te”, dice presidente del Gisa che indica anche una delle cause della situazione italiana nel “calo del livello di protezione immunitaria, le vaccinazioni”.

Necessario quindi un approccio diverso, come quello dello One health, che considera interconnesse la tutela della salute umana, quella animale e ambientale e vi è il bisogno di una governance per il controllo delle infezioni. “Purtroppo in alcuni Paesi – hanno spiegato gli esperti – gli antibiotici vengono usati anche per accelerare la crescita degli animali. Nell’Ue la legislazione è restrittiva, ma non è così dappertutto”.

All’incontro al Ministero della Salute, hanno partecipato anche rappresentanti dell’Ocse, dell’Ecdc e della Fao che hanno anticipato la promozione di azioni globali.

Celiachia, aumentano i malati: nel 2016 oltre 15mila diagnosi

Celiachia, aumentano i malati: nel 2016 oltre 15mila diagnosi

Sono quasi 200mila i malati di celichia in Italia ma il dato preoccupante è che si stimano oltre 400mila persone che non sanno di essere malate

La relazione sulla celichia in Italia presentata al Parlamento nei mesi scorsi dipinge un quadro allarmante sulle diagnosi di celiachia nel nostro Paese e soprattutto sulle stime. Nel 2016 infatti, si sono aggiunti 15.569 celiaci, raggiungendo quindi la soglia dei 200mila, per la precisione 198.427. Di questi, due terzi terzo appartiene alla popolazione femminile e la quota rimanente a quella maschile.

celiachia
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Il dato ancor più preoccupante è quello inerente agli italiani celiaci che però non sanno di esserlo. Si stimano infatti 408mila persone malate di celiachia non ancora diagnosticate.

La regione che presenta il maggior numero di celiaci è la Lombardia con +5.499 diagnosi (regione che conta 37.907 celiaci residenti), seguita dal Lazio con +1.548 diagnosi (19.325 celiaci residenti) e dall’Emilia Romagna con +1.217 (18.720 celiaci residenti).

Il documento presentato in Parlamento sottolinea che “emerge un incremento delle diagnosi più spinto, forse favorito dalla maggiore sensibilizzazione dei cittadini ma anche dai nuovi indirizzi scientifici”. L’incremento si intende ad un anno dall’entrata in vigore del nuovo protocollo diagnostico, confrontato con i dati del triennio precedente 2014-2016.

La celichia è stata classificata ormai come patologia cronica, che si sviluppa in tutti quei soggetti che sono predisposti geneticamente e colpisce, al momento l’1% della popolazione italiana. Le persone affette da celichia, come risaputo, devono escludere dalla propria dieta il glutine.

Una situazione che impone un approccio più deciso delle istituzioni. La Relazione presentata in Parlamento, evidenzia la necessità di “dare piena applicazione al Protocollo diagnostico individuando sul territorio i presidi del Servizio sanitario nazionale per la diagnosi della celiachia ai fini delle esenzioni, dando così le stesse opportunità diagnostiche ai cittadini”.

La stima di 400mila celiaci non diagnosticati impone inoltre una priorità assoluta cioé l’adozione di unico protocollo per l’intero territorio nazionale, auspicato anche da Giuseppe di Fabio, presidente dell’Associazione italiana celiachia (Aic), ma anche la consapevolezza che la celiachia “è ancora una malattia in gran parte ‘sommersa’ e da scoprire e la sfida maggiore per il 2018 è proprio garantire l’applicazione del nuovo protocollo per la diagnosi su tutto il territorio nazionale, considerando che si stima che siano oltre 400mila gli italiani celiaci non ancora diagnosticati”, come sottolineato Caterina Pilo, direttore generale di Aic.

“In Italia attendiamo 600mila casi di celiachia, considerando che la prevalenza della malattia è dell’1% sulla popolazione, ma siamo ancora intorno a un terzo delle diagnosi fatte” – ha detto il direttore generale di Aic commentando i dati della relazione.

“Le diagnosi – spiega Pilo – crescono grazie alle nuove tecniche e la maggiore sensibilizzazione delle persone, ma bisogna lavorare ancora molto. Innanzitutto applicando su tutto il territorio il nuovo protocollo per la diagnosi approntato dal ministero e che non è applicato ovunque”.

Sulla questione dei costi dei prodotti alimentari per celiaci e sui tetti di spesa garantiti per le esenzioni “sono al momento in revisione e all’esame della conferenza Stato-regioni. Si va nella direzione di una loro riduzione perche ci sarà un adeguamento ai nuovi prezzi dei prodotti alimentari per celiaci, che sono calati. Ci aspettiamo che sia un adeguamento contenuto” – ha detto Pilo.

In Europa, colpite da malnutrizione ben 33 milioni di persone

In Europa, colpite da malnutrizione ben 33 milioni di persone

Pubblicate le linee di indirizzo dal Ministero della Salute per il trattamento delle persone colpite da malnutrizione già malate di patologie croniche e oncologiche; in Europa il problema è vissuto da 33 milioni di pazienti.

Una “malattia nella malattia”, così viene definita la malnutrizione per i pazienti già colpiti da patologie croniche e oncologiche. Un problema poco percepito seppure riguarda ben 33 milioni di persone in Europa a fronte del quale necessitano 120 miliardi di euro per affrontarla. E’ un costo sociale elevato ed anche per questo, il Ministero della Salute, attraverso un Accordo Stato-Regioni, ha approvato a dicembre scorso le “Linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici”.

In Europa, colpite da malnutrizione ben 33 milioni di persone
In Europa, colpite da malnutrizione ben 33 milioni di persone

Le linee di indirizzo sono state elaborate da un gruppo di lavoro multidisciplinare ed hanno l’obiettivo di ridurre le complicanze mediche derivanti dalla malnutrizione.

Inoltre hanno il compito di facilitare il recupero dello stato nutrizionale e della salute fisica, due obiettivi fondamentali per raggiungere la guarigione del paziente oncologico.

“La consapevolezza della prevalenza e delle conseguenze negative della malnutrizione nel malato oncologico è ancora molto scarsa sia tra gli operatori sanitari sia tra i pazienti” – è quanto si legge sul sito del ministero.

“Si osserva -prosegue il ministero- una prevalenza della malnutrizione compresa tra il 25% e il 70% in diversi Paesi europei ed extra-UE”. Un problema dunque, che viene vissuto in maniera disuniforme a seconda del contesto sanitario e degli strumenti utilizzati per valutare.

I pazienti oncologici risultano essere quelli più colpiti e, “tra i pazienti neoplastici che perdono peso corporeo, il 20-30% muore per le conseguenze della malnutrizione”.

Le linee di indirizzo hanno dunque tre obiettivi da conseguire: definire i bisogni specifici dei pazienti in ambito nutrizionale; un percorso integrato finalizzato a un programma nutrizionale personalizzato e associato al trattamento oncologico sin dal primo accesso ai servizi; formazione ed informazione agli operatori sanitari.